In sottofondo risuonano le note di una canzone jazz. Un calice di champagne in mano. Lo scintillio della luce che si infrange su un cristallo del lampadario al centro della sala trasformandosi a sua volte in altra luce. Nella sala accanto è solo charlestón. Lo sfarzo, l’eleganza e l’impertinenza di un decennio in cui tutto era concesso, a cominciare dagli eccessi.
The notes of a jazz-song in the background. A glass of champagne in your hand. The sparkle of a light that breaks on a crystal chandelier in the center of the room transforming it into another light. In the room nextdoor just Charleston. The glitz, the elegance and the impertinence of a decade in which everything was permitted, starting with the excesses.
Pizzi ovunque, cascate di frange e piume, una pelliccia color cipria poggiata sulle spalle, la seta e il velluto, le collane lunghe arrotolate più volte su se stesse. E ancora gli abiti al ginocchio, le ciglia foltissime e i capelli corti proprio come le Flappers, lo smoking è il biglietto da visita per gli uomini, strass applicati sugli accessori perché il dictat è brillare, piccoli diademi sulla fronte ad impreziosire – ulteriomente – il tutto. Come Daisy Buchanan insegna con quella malizia un po’ svampita. Che non perde mai il suo pudore.
1920, Les années folles, e noi di certo venerdì non vogliamo essere da meno.
Laces everywhere, waterfalls of fringes and feathers, a powder-pink fur resting on the shoulders, silk and velvet, long necklaces rolled several times. And again the knee-length dresses, the thick eyebrows and short hair just like Flappers, for men the tuxedo is business card, rhinestones on the accessories because shine is the dictate, and to embellish everything - small tiaras on forehead. As Daisy Buchanan teaches with that malice a bit dizzy. Who never loses her modesty.
1920 Les années folles, Saturday we certainly do not want to be outdone.